… di stare

Dopo un lutto la domanda più frequente è “come stai?”

Non lo so come sto.

Non c’è quella profonda tristezza e mancanza di cinque anni fa, c’è serenità, ma nello stesso tempo è rimasto del sospeso.

Sento con più rilassatezza le ambulanze che transitano con le sirene, una delle mie paure era che una di queste ambulanze di passaggio fosse diretta da lei e riuscissero ad avvertirmi solo dopo.

Non considero più gli squilli dell’ormai inutile linea fissa, era rimasta solo lei a chiamare, ormai sono rimasti solo i call center ed I testimoni di Geova.

Le decisioni sulle sue cose sono state approvate senza nessun problema da mio fratello e perciò tutto è lasciato in mia gestione con tranquillità.

Eppure come sto?

Non lo so.

Caratterialmente non sono una che si strappa i capelli e va in crisi o esibisce la lacrima facile, ma non sono così forte e quello che mi spiace è che anche chi è vicino a me pensa invece che lo sia.

La mia me scazzata e silenziosa è presa per lunatica, non è contemplato valutare il fatto che forse mi sento triste seppur non in modo plateale.

Non dovrei mettere dei cartelli, chi mi è vicino forse dovrebbe capirlo.

Ma tu se non lo dici gli altri come fanno a capire, non hanno la sfera magica.

No, ma io sono stanca di parlare di me.

Ecco come sto.

Stanca di spiegare.

5 pensieri riguardo “… di stare

  1. o agri, come ti capisco, ti capisco bene,
    a me non chiedono nemmeno come sto, perchè SE HAI RETTO BENE LA DIPARTITA DI TUA MAMMA FIGURIAMOCI QUELLA DI TUO PADRE.

    mia mamma se n’è andata tre anni fa, dopo aver combattuto per 10 anni con un tumore cerebrale, mi è mancata, mi manca ancora, mi manca soprattutto il suo essere autoritaria e il comandare a bacchetta la mia vita, mi sono sentita un po’ persa. ma avevo Lui, Lui che coi suoi mille acciacchi ed il nostro rapporto speciale mi impegnava ogni mio attimo libero. quando se n’è andato, in pieno lookdown, in silenzio, nel silenzio, mi ha pervaso la tristezza, il non poterlo più vedere, toccare, abbracciare mi ha procurato un dolore fisico… continuavo a chiedermi dove sarà?, mi vedrà?, mi ascolterà? farà qualcosa per tutto questo dolore? ed ogni volta che il pensiero va a lui le lacrime scendono da sole, silenziose ma inarrestabili.
    ed allora ti dicono: MA NON TI E’ ANCORA PASSATA?
    se dici qualcosa: ANCORA CON STA STORIA?
    anche chi ti sta accanto non capisce come mai non mi sia ancora passata…

    passerà, ci sto lavorando, mi hanno consigliato (magari può essere utile anche a te) di parlare sempre più spesso di lui, delle cose fatte insieme, dei nostri progetti (si a 80 anni aveva ancora un sacco di progetti) di cose belle, di fatti accaduti, di chiedere ai miei famigliari ed ai suoi conoscenti degli aneddoti su di lui che io non so….di scoprire quello che era anche per gli altri, sto iniziando a scegliere i ricordi, a scegliere le cose che voglio tenere e quelle che voglio lasciare andare, sto decidendo che tipo di nonna voglio essere.

    mi sono dilungata a raccontarti di me invece di chiedere di te, hai tutte le ragioni per essere scazzata e triste, perchè anche se fuori abbiamo la corazza il nostro cuore è a pezzi.

    ti abbraccio stretta stretta

    1. Penso che il “problema” principale sia che per le nostre famiglie siamo mamme e mogli. Non ci vedono come figlie e quindi si “stupiscono”.

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