Viaggi fisici, chilometri e chilometri macinati in questi giorni, sempre la solita strada percorsa in andata e ritorno.
La luce del sole al tramonto che si piazza esattamente nel tuo occhio, perchè la tendina parasole non riesce a bloccarla ed è troppo forte perchè la possa fermare la lente degli occhiali, così guidi in posizione allungata e ti fai quei sette km in streaching.
La luce della luna che rischiara la strada del ritorno, i fari delle auto che paiono tutte astronavi in decollo e tu lampeggi perchè cazzo non toglie gli abbaglianti? e poi quando lo incroci vedi che è l’ennesimo suv acquistato per fare il figo e tu che hai l’auto normale devi sopportare quei led del cavolo negli occhi.
Luce dei semofori, sempre rossi.
Luce nei bar vuoti, in quel limbo di tempo che passa tra la fine dell’aperitivo al caffè del dopo cena.
Luce nei negozi appena chiusi.
La luce di casa mia, finalmente.
Una poesia , bella !!
ma anche a te capita di non capire o meglio non ricordare come ci sei arrivata a casa ? A me capita ogni tanto di arrivarci come in automatico … un abbraccio
In questi ultimi anni di viaggi avanti indietro ne ho fatti tanti e ne continuo a fare ma a descriverli così bene non ci sono mai riuscita!
SUV di merda
Alla fine un viaggio ricorrente è come scandire un mantra, curva dopo curva, luce dopo luce.
Bello il tuo modo di passare dal fastidio alla bellezza della luce.
Brava e poetica. Mi dispiace, comunque, che devi fare tutti questi viaggi 😦
Si, si. Anche a me succede di avere fastidio provocato dai fari delle altre auto.
Ci sono sere in cui nel rientro a casa vorrei che la mia auto fosse l’unica in circolazione…
Ci sono sere che la luce di casa è proprio confortante.
Che splendido racconto!
Bentornata a casa, Agri!
La luce di casa che fa passare in secondo piano tutto. Sui SUV concordo, abitiamo in una pianura nella quale, il dislivello più alto, è un marciapiede, cosa se faranno mai? hai detto bene…fa tanto figo!!!!
Agri sei proprio una poetessa. Mi hai ricordato una canzone di Baglioni!