Questo libro è arrivato nelle mie mani durante un’incursione in biblioteca su quattro libri presi ne ho letti due, gli altri dopo le prime pagine li ho riportati indietro.
Tempo fa mi sforzai di finire un libro perché è già successo che dopo uno scoglio ci sia una distesa facile, la bibliotecaria mi chiese perché quasi tutti ci ostinassimo a voler finire dei libri che non ci piacevano “visto che non li avete pagati potete riportarli anche il giorno dopo, non siete obbligati a finirli”
Diciannove minuti è un libro con cui l’affinità è iniziata lentamente e poi è cresciuta, il tempo del titolo sono i minuti impiegati dal protagonista per compiere una strage a scuola, nei ringraziamenti finali l’autrice dice infatti di essersi ispirata alla famosa strage di Columbine.
Mi è piaciuto, però non saprei se consigliarlo alcuni punti erano secondo me ripetitivi, inoltre all’ inizio il continuo salto presente e passato mi aveva confusa perché non era regolare, il passato diventava dall’ ora precedente a nel capitolo successivo tre anni prima.
Il ragazzo protagonista vittima di anni di bullismo, la sua amica di anima che si stacca da lui per poter essere accettata dal gruppo dei popolari, una madre assente che tardi vuol cercare di ricucire con la figlia, una madre forse troppo presente con un figlio perfetto con dei segreti e l’altro solamente normale, che cerca di proteggere il figlio in un modo sbagliato ovvero lasciandolo in mezzo ai lupi che lo tormentano sperando che così impari a reagire e lo fa il ragazzo, reagisce dopo l’ennesima provocazione entra a scuola armato e spara.
Il libro mette tra le pagine un’interrogativo, sono forse le madri a creare i mostri di violenza? Sono forse gli scherzi ripetuti e continui? Eppure ci sono ragazzi che vengono da famiglie disastrate con voglia di riscatto e molte altre volte gli scherzi finiscono in una grassa risata…
dal sito Ibs:
Sterling è una tranquilla cittadina americana dello New Hampshire dove non succede mai nulla, fino a quando accade l’impensabile: un ragazzo di diciassette anni, Peter Houghton compie una strage di studenti nel suo stesso college. Cerca a sua volta di uccidersi, ma la polizia riesce a impedirlo e lo arresta. Con il “mostro” sbattuto in prima pagina e in prigione, l’intera comunità – genitori, amici, fidanzati, conoscenti delle vittime – straziata, fatica a fare i conti con una realtà peggiore di un incubo: vite stroncate, altre storpiate, deturpate per sempre. Per ironia della sorte, tra i feriti c’è anche Josie Cormier, testimone chiave e figlia del giudice incaricata del processo. E fra i professori del college c’è il padre di Peter, che da bambino era amico di Josie. Ciascuna delle persone coinvolte tenta, fra passato e presente, di comprendere i perché di ciò che è successo in un dialogo a più voci intenso e spiazzante perché fa capire come la realtà sia perversamente complessa, come gli studenti modello possano rivelarsi degli aguzzini e come i mostri possano rivelarsi vittime disperate, in un’età in cui quanto è maggiore il bisogno di amore e comprensione, tanto minore è la capacità di mostrarlo, un’età in cui le insicurezze spingono al conformismo che non tollera diversità.
Non credo siano le madri… e non per discolparmi se un domani Figlio ne combinerà di tutti i colori, sia chiaro.
Secondo me semplicemente come esiste il genio che inventa la medicina straordinaria che guarisce tutto, così esiste lo psicopatico che dirotta un aereo e fa una strage.
Il nostro carattere e le nostre decisioni un po’ sono influenzate dall’ambiente, un po’ da chi ci stà attorno ma tanto lo fa quello che abbiamo nel cervello, mamma o papà ci mettono lo zampino solo relativamente.
…il mio bisnonno era mezzo delinquente e mio nonno è stata una persona stupenda, invece che prendere esempio dal padre, quindi…
nemmeno per me è così, la prova lampante è quando ci sono due fratelli o due sorelle queste sono educate più o meno nello stesso modo, ma è normale che siano diverse per carattere ed attitudini
non é un libro per me….
pensa che il precedente era “la regina della casa” di Kinsella 😉 non ho uno stile preciso vario abbastanza
no, sai cos’é non sopporto i libri troppo complicati, o già troppe grane nella vita e vedo cose nella quotidianità che sono pesanti, per cui quando leggo voglio leggerezza…
ps : hai leggo l’altro articolo sull’altro…che sai? così puoi capire di cosa parlo….
Non lo conoscevo e hai attirato la mia curiosità. Ora me lo procuro!
Alcune parti secondo me sono tirate un po’ lunghe, ma la tematica è sicuramente interessante
brrrr che tema. Può darsi sia l’assenza di gestione e moderazione di certe situazioni che genera la reazione senza freno. M’hai fatto pensare alla storia di mio marito e i suoi fratelli, un giorno te la racconto 🙂
E’ parecchio complicato, troppa gestione = ribellione /poca gestione=anarchia…difficile molto difficle
Non è per me, come Alle….
🙂 beh sì non è romantico
Della Picoult, anni fa avevo letto ‘La custode di mia sorella’, un romanzo molto avvincente che pone tutta una serie di interrogativi ai quali è difficile dare una risposta (e quella data dalla scrittrice non mi ha trovata proprio d’accordo…)
Comunque, sono d’accordo con la bibliotecaria. Se un libro non ‘prende’, basta chiuderlo e passare ad altro…
Avevo visto il film con la brava Cameron Diaz