…ognuno dice la sua

Una cara amica collega dopo un anno e più di forzate ricuciture ha deciso che non ama più suo marito, con i giusti tempi e da persone civili che hanno condiviso anni di vita insieme e un figlio arriveranno a separarsi “se penso di vivere la mia vita con lui mi sento soffocare, non lo amo più non mi voglio accontentare, magari rimarrò sola ma non voglio più averlo come marito”.

Questa crisi è arrivata dopo la scoperta di un tradimento  di lui, forse come lei stessa ammette la cosa si stava trascinando e la scoperta di questo tradimento ha solo fatto venire alla luce una situazione che già c’era.

Tralasciamo le dinamiche del loro tentato ricongiungimento quello che mi ha fatto pensare è stata vederla arrivare oggi semi sconvolta per l’intromissione sfacciata di sua sorella e di suo cognato che le hanno fatto dire “meno male che mio figlio è da solo”, sentirla raccontare di come facciano leva su sua madre per cercare di farle cambiare idea, di come non abbiano rispetto per una decisione arrivata in modo ponderato dopo mesi e mesi di sofferenza anche fisica, al punto di arrivare a dire “poverino, lui ti ama ancora” e lei sconvolta mi dice “ti rendi conto? lui che mi ha tradita è diventato poverino, io che non voglio più vivere con lui perché non lo riconosco più come la persona che voglio al mio fianco sono diventata la stronza che vuole lasciarlo”

Non dico che si debba festeggiare, ma rispetto per chi vive quella situazione sì, perché alla fine di tutte le parole ognuno torna a casa sua e si chiude la propria porta ed il proprio mondo dietro le spalle.

Dalla proprio famiglia una vorrebbe appoggio invece così è quasi un doppio tradimento.

Le ho solo detto che forse non dovrebbe più spiegare niente a sua sorella in modo che non si possa intromettere e vivere la situazione già delicata nel modo più sereno possibile, come del resto stava già facendo senza che altri fomentassero il suo senso di colpa verso il figlio